La diarrea viene definita “cronica” o intermittente quando l'evento ha una durata di 2 o 3 settimane. Data la variabilità di cause, con differenze dettate talvolta anche dalla “geografia” e, più frequentemente, l'impossibilità di giungere ad una diagnosi definitiva, non si è ancora arrivati a formulare un unico e univocamente accettato protocollo diagnostico nei confronti della diarrea cronica: esistono, però e per fortuna, delle linee guida molto valide a cui far riferimento nell'affrontare tale sintomo. Tenendo ben a mente che non è sempre possibile giungere ad una diagnosi specifica, nella maggior parte dei casi ci si avvale di trial terapeutici empirici.
La valutazione iniziale è come al solito di importanza cardinale: l'anamnesi dovrebbe mirare a comprendere le condizioni attuali del paziente in termini di durata dei segni e di caratterizzazione degli stessi (utile a distinguere tra problematiche del piccolo e/o grosso intestino), oltre a indagare su eventuali malattie e terapie precedenti. L'esame obbiettivo dev'essere accurato e completo (“dalla bocca alla coda”), con particolare attenzione alla palpazione addominale e all'esplorazione rettale. A livello di diagnosi di laboratorio, un buon approccio implica l'esame delle feci (da ripetersi almeno 3 volte di seguito se si sospettano protozoi), un esame del sangue completo (emocromo e profilo biochimico) utili soprattutto per le cause secondarie di diarrea cronica (metaboliche, endocrine, renali) ed eventualmente esami più specificamente “gastroenterici” quali: immunoreattività tripsino simile (TLI), immunoreattività della lipasi pancreatica (PLI), folati e cobalamina. In particolare nel gatto, specie se anziano, è inoltre importante una valutazione del T4 per escludere patologie tiroidee.
Le anomalie riscontrabili in seguito a tale approccio possono essere:
-insufficienza epatica, insufficienza renale, ipoadrenocorticismo (cane), ipertiroidismo (gatto), ipotiroidismo (cane)
-insufficienza pancreatica esocrina
-ipoproteinemia
-melena(feci scure e catramose derivanti da sangue digerito per emorragia dello stomaco o del piccolo intestino superiore) e/o anemia
-reperti anomali alla palpazione: masse, invaginamenti, corpi estranei
In tutti questi casi è consigliabile ricorrere all'ausilio della diagnostica per immagini:
-ecografia addominale: per valutare lo spessore della parete gastrointestinale o come guida per eventuali biopsie
-endoscopia: consente di visionare e campionare la parete di tutto il tratto gastroenterico; di utilità per diagnosticare ulcere, erosioni, infiltrati neoplastici, infiammazioni e linfangectasie
-radiografie in bianco e/o con mezzo di contrasto: utili per rilevare masse o corpi estranei. A questo punto dell'iter diagnostico è già possibile fare diagnosi di alcune delle cause più importanti di diarrea cronica quali: malattia infiammatoria intestinale, linfangectasia e neoplasie.
Quando, al contrario, dalla valutazione iniziale e dagli esami di laboratorio non emerge alcuna anomalia: bisogna allora escludere gli endoparassiti, le reazioni avverse agli alimenti, la diarrea responsiva alla tilosina (antibiotico usato in alternativa ad altri quali: metronidazolo, ossitetraciclina, doxiciclina ).
Se non si riscontra alcuna delle suddette cause, neanche con l'ausilio della diagnostica per immagini e la diarrea continua allora si passa ad escludere: la diarrea responsiva ai corticosteroidi, i batteri patogeni (Salmonella spp, Campylobacter spp, Yersinia spp, e Clostridium spp) e infine la sindrome del colon irritabile (portata da stress e turbe psicologiche).
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
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