Oggi apriamo il capitolo dei leucociti mononucleati parlando di linfociti.
Queste cellule hanno caratteristiche peculiari ed esclusive che le differenziano molto dagli altri leucociti, prima tra tutte la capacità di dividersi e circolare nuovamente tra sangue e tessuti. La singolarità dei linfociti, in realtà, si nota sin dalla dalla loro produzione (linfopoiesi): essa non avviene esclusivamente nel midollo osseo ma anche in organi cosiddetti “linfoidi” che fungono, tra l'altro, da siti di deposito di tali cellule: timo, linfonodi, milza, oltre allo stesso midollo osseo.
I linfociti, insieme ai monociti, rappresentano la classe dei leucociti mononucleati: hanno un nucleo piuttosto grande, solitamente tondeggiante e con cromatina grossolanamente addensata. Il citoplasma è, in proporzione, molto meno abbondante del nucleo e contiene granuli anche se in numero decisamente minore rispetto a quello dei polimorfonucleati. Hanno dimensione solitamente piccola (poco più grandi dei globuli rossi) o media a seconda del tipo di linfocita che stiamo osservando. Possiamo annoverare diverse classi di linfociti: linfociti B, linfociti T e linfociti NK (natural killer); i primi due non sono distinguibili visivamente all'osservazione di uno striscio di sangue colorato con metodi standard, mentre i NK appaiono come linfociti granulari. La maggior parte di queste cellule risiede, come sopra detto, negli organi linfoidi (in primis i linfonodi), mentre solo una piccola percentuale risulta circolante. A seconda della specie animale e di una certa variabilità individuale circa il 50-75% dei linfociti ematici è costituito dai linfociti T, il 10-40% dai B mentre le cellule NK rappresentano il 5-10%. La vita media dei linfociti è generalmente molto più lunga di quella dei granulociti: per i linfociti T e alcuni B, detti cellule della memoria, si parla addirittura di anni.
Come precedentemente accennato, i linfociti sono in grado di “andare e venire” tra sangue e tessuti, contrariamente agli altri globuli bianchi: è stato calcolato che entrano in un nuovo organo o tessuto linfoide ogni uno o due giorni. Oltre alle classiche sedi sono in grado di localizzarsi anche nella cute, nella mucosa intestinale e nei polmoni. Per realizzare questo “vai e vieni” continuo, oltre al sangue, essi sfruttano un'altra via di diffusione: il circolo linfatico. Si tratta di un sistema di vasi analogo al torrente ematico che trasporta un altro tipo di fluido detto linfa: il dotto toracico è il canale della via linfatica col calibro maggiore e rappresenta il punto di congiunzione tra essa ed il circolo sanguigno, sboccando in esso all'altezza del cuore. In linea generale per “uscire” dal sangue e andare ai tessuti/organi di deposito i linfociti usano i vasi ematici, mentre per realizzare il processo inverso si avvalgono del circolo linfatico.
I linfociti sono le principali sentinelle difensive dell'organismo.
Ricordiamo, per chiarezza, che i linfociti hanno la particolare capacità di passare dal sangue ai tessuti (e viceversa) in seguito a stimoli specifici, di cui parleremo a breve, che li inducono a replicarsi in sedi anche differenti dal midollo osseo (organi linfoidi) ed ad intraprendere un percorso (via linfatica) mirato a riversarli nel sangue. Esistono diverse classi di linfociti: T, B, natural killer (NK) e cellule dendritiche linfoidi derivanti tutte da un'unica cellula progenitrice comune, di provenienza midollare, che può andare incontro a differenti tipi di trasformazioni.
I linfociti B sono i principali responsabili della cosiddetta risposta immunitaria umorale (risposta antigenica) a cui partecipano, in realtà, anche i T, le cellule dendritiche e i macrofagi (quest'ultimi non trattati nel nostro percorso ematologico). Per immunità umorale si intende quel processo “difensivo” dell'organismo messo in atto nel momento in cui viene rilevata la presenza di organismi (virus, batteri ecc) o sostanze considerate “estranee”: il sistema immunitaria riconosce come “non-self” i suddetti perché espongono delle proteine sulla membrana chiamate antigeni differenti da quelle di appartenenza dell'ospite “invaso”. Contro questi antigeni, dopo una serie di complicati meccanismi in cui vengono coinvolte secondo precise sequenze le cellule sopra nominate, i linfociti B , trasformatisi prima in immunoblasti poi in plasmacellule, producono gli anticorpi (immunoglobuline) che si legano agli antigeni estranei con l'obbiettivo di “eliminare o rendere innocuo” l'intruso!. I linfociti B non si limitano soltanto a tale azione immediata ma, per così dire, sono in grado di “ricordare” gli antigeni contro cui hanno agito in passato e, ogni volta che li incontreranno, reagiranno replicandosi e producendo nuovi anticorpi contro questi.
I linfociti T, invece, sono i protagonisti di un altro meccanismo difensivo denominato: risposta immunitaria cellulo-mediata. In questo tipo di reazione i linfociti non producono immunoglobuline che a loro volta devono essere trasportate contro gli antigeni estranei, ma migrano essi stessi al sito da difendere. L'intervento dei linfociti T e di questo tipo di risposta avviene in seguito a reazioni di citotossicità, di ipersensibilità ritardata o in casi di rigetto dopo trapianti (i nuovi organi vengono riconosciuti come estranei e contro di essi si scatena tale forma di difesa).
I linfociti NK, infine, possono intervenire anche senza aver identificato precedentemente antigeni estranei e lo fanno andando esse stesse contro la cellula bersaglio, provocandone la morte.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
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