mercoledì 30 aprile 2014

Asma Felina

L'asma può essere definita come una malattia reversibile ostruttiva che colpisce le basse vie aeree: è caratterizzata da una reazione bronchiale eccessiva con conseguente limitazione del normale flusso d'aria per concomitante presenza di infiammazione, sovraproduzione di muco e riduzione del diametro dei bronchi a causa della contrazione muscolare (muscolatura liscia) delle pareti. image
E' una condizione piuttosto infrequente nel regno animale ed è stata descritta soltanto nell'uomo e nei felini.
Da un punto di vista clinico, l'asma felina si manifesta con la presenza di tosse (saltuaria o quotidiana), respirazione sibilante, intolleranza all'esercizio fisico e distress respiratorio che possono risolversi spontaneamente o in risposta ad un trattamento medico. Questi segni talvolta appaiono in toto, altre volte singolarmente. L'asma può manifestarsi in gatti di qualsiasi età, ma sembrerebbe essere più frequente in quelli giovani o di mezza età. La razza Siamese è quella maggiormente segnalata per casi di asma, il che suggerirebbe una predisposizione genetica, analogamente all'uomo.
Come in medicina umana, la fisiopatologia dell'asma felina non è del tutto conosciuta: è causata da una reazione immunitaria sproporzionata nei confronti di un allergene (spesso non identificabile), che genera alterazioni chimiche e strutturali specifiche dell'albero tracheobronchiale.
Gli eventi patogeni associati all'asma sono sostanzialmente tre: alterazione della risposta immunitaria (con conseguente infiammazione cronica), squilibrio del sistema adrenergico-colinergico (che determina contrazione della muscolatura liscia, vasodilatazione e contribuisce all' aumento della produzione di muco) e iperplasia e/o ipertrofia delle cellule muco secernenti (con aumento delle mucine immagazzinate e secrete nell'espettorato). Il risultato di questi eventi è una ventilazione inappropriata con grave distress respiratorio.
Nel caso, poi, di un blocco completo di un bronco principale si avrà atelettasia nel lobo polmonare corrispondente, dovuta all'incapacità dell'aria di entrare e uscire. Un'altra caratteristica tipica dell'asma nel gatto è la disfunzione espiratoria: normalmente durante l'inspirazione il calibro delle vie aeree è maggiore rispetto all'espirazione. In una situazione di diametro ridotto, quale avviene nell'asma, durante l'espirazione si può verificare un'ostruzione totale del bronco, con intrappolamento dell'aria negli alveoli polmonari: questo è il motivo per cui, in corso di crisi asmatica, il soggetto aumenta in maniera così vistosa gli sforzi respiratori. Nei casi più gravi, l'eccesso di pressione intraluminale può addirittura portare a dilatazione permanente delle vie aeree e alla perdita delle strutture di supporto elastiche (enfisema). image
Non esistono test specifici per l'asma felina: l'iter diagnostico si avvale di numerosi ausili che servono per differenziarla da altre patologie respiratorie, tra cui l'esame fisico dell'animale, esami ematologici, esame delle feci (per escludere parassiti polmonari), radiografie toraciche. La broncoscopia viene raramente presa in considerazione nei soggetti con asma a causa del rischio troppo elevato rispetto agli effettivi benefici. Anche il lavaggio endotracheale o tracheobronchiale risultano difficilmente patognomonici in corso di asma felina. Quando il gatto manifesta sintomi respiratori ascrivibili ad asma, è possibile eseguire un trattamento ex adiuvantibus con un broncodilatatore: normalmente si utilizza la terbutalina a 0,01mg/kg EV, IM o SC con scomparsa dei segni clinici nel giro di 10-30 minuti.
Per quanto concerne la terapia tende a variare a seconda della gravità della condizione del soggetto asmatico. Le strategie adottate tendono primariamente a sopprimere l'infiammazione e risolvere la broncocostrizione. Nei casi acuti gravi si interviene con ossigeno in tenda (metodo di somministrazione poco stressante) e broncodilatatori (terbutalina o albuterolo) che mirano a stabilizzare il paziente. Nelle terapie a lungo termine i corticosteroidi (prednisolone e desametazone), associabili con broncodilatatori, risultano ancora i farmaci di prima scelta.
 
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello 
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La Rogna Otodettica: Otodectes cynotis

La rogna otodettica, anche detta otoacariasi, è l'infestazione da acari più comune nel gatto. E' causata da Otodectes cynotis che vive principalmente nel condotto uditivo esterno e più raramente in altre parti del corpo quali testa e collo. La trasmissione avviene per contatto diretto, soprattutto nel periodo neonatale o attraverso il contatto con l'ambiente infestato. La rogna otodettica è altamente contagiosa e non è specie specifica potendo causare otite anche nel cane e nel furetto.
Tutti gli stadi del ciclo evolutivo si ritrovano nel condotto uditivo dove si riproducono. Le femmine depongono le uova e le larve si trasformano in adulti in 14-21 giorni. Gli acari escono da un condotto uditivo per infestare quello controlaterale e possono sopravvivere per qualche giorno sul mantello. I parassiti si nutrono di cerume e dell'essudato causato dalla loro azione istolesiva sui tessuti.
acaro
I sintomi della rogna otodettica sono rappresentati da otite molto pruriginosa di solito bilaterale, con cerume secco di colore nerastro. Spesso si osservano lesioni autoindotte intorno ai padiglioni auricolari e otoematomi. Alcuni gatti possono tollerare la presenza degli acari senza mostrare segni clinici.
La diagnosi è confermata tramite l'esame microscopico del cerume auricolare in cui si ritrovano numerosi acari adulti e stadi immaturi.
Numerosi farmaci sono disponibili per il trattamento della rogna otodettica:
-il fipronil spot-on applicato direttamente nel condotto auricolare
-l'ivermectina somministrata per via sottocutanea
-la salamectina spot-on applicata sulla cute tra le scapole
Prima di questi tipi di trattamenti, ad eccezione del fipronil, è consigliata la pulizia del condotto uditivo con soluzioni detergenti e il trattamento acaricida di tutto il corpo con l'applicazione spay o spot-on di fipronil o iniezioni sottocutanee di ivermectina. Per il successo della terapia tutti gli animali conviventi devono essere trattati.  Di solito non è necessario utilizzare una terapia con glucocorticoidi per attenuare il prurito in quanto il trattamento acaricida fa effetto nel giro di qualche giorno. Se fosse necessario si può usare prednisolone alla dose di 0.5 mg/kg una volta al giorno per via orale per qualche giorno.
 
Articolo a  cura della Clinica Veterinaria Borgarello    
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La Giardia

La Giardia rappresenta un problema sanitario diffuso in tutto il mondo; può colpire sia gli animali che l'uomo (zoonosi), causando problemi enterici anche piuttosto seri soprattutto nei cuccioli e nei bambini al di sotto dei due anni di età. Poiché la Giardia si trova praticamente ovunque, è caldamente consigliabile rispettare norme igieniche piuttosto rigorose qualora si abbia un cane in cui è stata diagnosticata la malattia. Bisogna lavarsi le mani accuratamente dopo la rimozione delle feci ed è consigliabile evitare di portare i cani imagein luoghi frequentati dai loro simili, specie se cuccioli ( parchi, campi da addestramento, aree cani ). Solo dopo il trattamento antiparassitario il cane potrà riprendere tutte le sue normali attività. La giardia è un protozoo flagellato, che vive nell'acqua, e si moltiplica all'interno del tratto gastrointestinale. Il tipo di Giardia che infesta cani e persone è la Giardia Lamblia o intestinalis o duodenalis. 
Il contagio è ambientale, il cane e il proprietario possono contrarre la giardia entrando in contatto con feci umane/animali infette oppure con acque o terreni che ospitano questo parassita. I soggetti parassitati eliminano le feci con grande quantità di cisti ( fino ad un milione per grammo di feci) per diversi mesi. Le cisti sono ovoidali e tetranucleate ( nelle forme immature sono binucleate ), presentano parete sottile ed hanno diametro di 8-13 µm.
Ne bastano 10 per provocare l'infezione.
I trofozoiti sono molto resistenti nell'ambiente esterno, ma quando vengono ingeriti i succhi gastrici rompono la parete della cisti e i parassiti liberi vanno a colonizzarsi nell'intestino tenue e più raramente nel crasso. I protozoi aderiscono alla superficie della mucosa intestinale, senza penetrarvi, provocando alterazioni nell'assorbimento intestinale.
SINTOMATOLOGIA
Si tratta di una patologia che nella maggior parte dei casi non comporta gravi conseguenze e si presenta in forma asintomatica. I principali sintomi della giardia sono diarrea intermittente, feci poco consistenti, dolore addominale, vomito e febbre. Possono verificarsi anche sintomi extraintestinali quali dermatiti, artrite, orticaria. Le feci si presentano spesso acoliche, soffici, schiumose e maleodoranti. Il cane è un importante serbatoio di infezione ed è spesso un portatore asintomatico.
DIAGNOSI image La diagnosi di infezione da Giardia è basata principalmente sulla presenza di trofozoiti o  cisti all'esame fecale diretto o all'esame fecale per arricchimento. Una piccola quantità di feci o muco freschi vengono mescolati con una goccia di soluzione 0,9 % di NaCl su un vetrino da microscopio ed esaminata ad una risoluzione 10x. Quando si osserva un microorganismo dotato di motilità, è necessario aumentare la risoluzione a 40x per valutare le caratteristiche strutturali. L'applicazione di un colorante come soluzione di Lugol o blu di metilene sul preparato ancora umido aiuterà a visualizzare le strutture interne del protozoo. La presenza di cisti o oocisti protozoarie viene meglio dimostrata dopo concentrazione fecale ottenuta con centrifugazione in zinco solfato.
TERAPIAimage La terapia per essere efficace deve essere accompagnata da corrette misure di profilassi i gienico-ambientali. Fino a poco tempo fa il farmaco di scelta era il metromidazolo a 25 mg/Kg due volte al dì per 10 giorni. Il largo uso del metronidazolo in medicina umana e veterinaria ne ha compromesso l'efficacia.
Attualmente ottimi risultati si ottengono con alcuni benzimidazolici, tra cui il Fenbendazolo somministrato alla dose di 50 mg /Kg per 2 -3 giorni consecutivi, dose efficace anche contro le infestazioni da nematodi oppure l'associazione Febantel-Pirantel-Praziquantel.
DISINFESTAZIONE AMBIENTALE
La disinfestazione ambientale è consigliata in presenza di un animale infestato e di altri soggetti a rischio.
Utilizzare ammoniaca in soluzione al 5% per 20 minuti per l'inattivazione delle oocisti.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello    
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Le Zecche

Le zecche sono parassiti temporanei e, rispetto alla loro sopravvivenza, il periodo che passano sull'ospite è abbastanza breve. Quelle che più facilmente infestano i nostri animali domestici sono Ixodes ricinus e Rhipicephalus sanguineus .image
In Italia le infestazioni tendono ad aumentare da maggio ad agosto per poi decrescere verso settembre-ottobre, ma ci sono notevoli variazioni a seconda di temperatura e umidità ambientale. Ai nostri climi la zecca è comunque attiva per la maggior parte dell'anno. Una volta salita sull'ospite si sposta in una zona ideale per nutrirsi, scegliendo di solito parti dove la cute è sottile, come le orecchie e la superficie interna degli arti.
L'effetto patogeno è provocato dall'apparato buccale che penetra nella cute ed è in grado di assorbire grandi quantità di sangue e di trasmettere microrganismi patogeni. L'adesione e la penetrazione sulla cute dell'ospite sono favorite dagli enzimi presenti nella saliva, che contiene anche sostanze con azione antidolorifica e antiinfiammatoria in grado di rendere meno sensibile l'ospite all'aggressione della zecca.image
Le infestazioni da zecche sono importanti per 3 ragioni:
  • i parassiti, soprattutto le femmine adulte, si nutrono di grandi quantità di sangue e possono quindi causare anemia
  • le lesioni cutanee, dovute alla penetrazione del parassita, si possono infettare.
  • possono trasmettere diversi agenti patogeni per gli animali come l'erlichiosi, la babesiosi  e la malattia di Lyme
  • possono trasmettere malattie all'uomo -------> ZOONOSI
Il controllo delle zecche è basato sull'uso di prodotti acaricidi sotto forma di bagni, spray e pratici ed efficaci spot-on o collari. In alcuni casi è necessario effettuare dei trattamenti ambientali per eliminare le forme non parassitarie.
Sono disponibili in commercio diversi principi attivi:
  • FIPRONIL: è disponibile in formulazione spray o spot on ed elimina le zecche presenti sull'animale in 48 ore. Persiste sull'ospite per un mese ed è resistente ai bagni, purchè vengano fatti almeno 48 ore dopo l'applicazione. E' una molecola con un ampio margine di sicurezza nel cane e nel gatto.
  • PERMETRINA: è un prodotto ad azione insetticida e acaricida. Esiste sotto forma di shampoo, spray e spot on, da sola o in associazione ad altri principi attivi. Ha una durata di 1 mese come prevenzione contro le zecche.
  • DELTAMETRINA: è una molecola con spiccata attività insetticida e acaricida. E presente sul mercato sotto forma di shampoo o come collare che ha una durata contro le zecche di 6 mesi.
  • AMITRAZ: è presente come emulsione da diluire o spot-on, da solo o in associazione ad altri prodotti . E' efficacie contro le diverse specie di zecche.
Molte volte non si riescono a debellare le infestazioni da zecche nei nostri animali per una errata somministrazione dei prodotti antiparassitari. 
 
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello    
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Le Zoonosi da Pulci e Zecche

Con il termine zoonosi si intende qualsiasi malattia infettiva o parassitaria degli animali che può essere trasmessa anche all'uomo, direttamente o indirettamente.
Numerose zoonosi, infatti, sono trasmesse da artropodi vettori come pulci e zecche, che trasportano gli agenti infettivi o infestivi dagli animali all'uomo.
Le pulci e le zecche possono provocare un certo numero di gravi malattie nell'uomo e nei nostri animali.
Pulce
Le malattie trasmesse all'uomo dalle pulci includono: 
  • la bartonellosi o malattia da graffio del gatto: è causata da un batterio, Bartonella henselae, ed è diffusa in tutto il mondo. Il gatto la trasmette all'uomo con morsi o graffi, ma è possibile anche l'infezione attraverso il morso della pulce. I soggetti immunocompetenti sviluppano in seguito al morso o al graffio di un gatto una linfoadenopatia regionale benigna che può persistere per settimane o mesi. I bambini e i soggetti immunodepressi presentano invece forme più gravi con febbre, spossatezza e splenoepatomegalia.
  • i vermi piatti che possono infettare l'uomo e in particolare i bambini in caso di ingestione accidentale delle pulci
  • il tifo murino:è una forma di tifo esantematico provocato dal batterio Rickettsia typhi diffuso in aree tropicali e subtropicali. E' trasmesso dalle pulci del ratto ( Xenopsylla cheopis) o da quelle del gatto ( Ctenocephalides felis). I sintomi più comuni sono mal di testa, febbre, brividi, dolore alle articolazioni, nausea, vomito, dolori addominali e mal di schiena.
Per le zecche la lista delle malattie trasmissibili comprende:zecca
  • la babesiosi o piroplasmosi: è una malattia causata da un protozoo del genere Babesia capace di parassitare gli eritrociti dei mammiferi e degli uccelli. In alcuni casi la malattia può avere un decorso fulminante con comparsa di febbre elevata, spossatezza, anemia e mialgia. La forma di prevenzione più efficace consiste nell'evitare le aree endemiche per le zecche, coprire il corpo con indumenti nelle zone a rischio e usare prodotti repellenti.
  • l'erlichiosi: può colpire in forma molto lieve o molto grave con sintomi aspecifici quali febbre, anoressia, vomito, cefalea e mialgia.
  • la borreliosi o malattia di Lyme: è causata da un batterio spiraliforme che infesta le zecche le quali a loro volta possono trasmetterla all'uomo. Dopo il morso della zecca la malattia evolve in due fasi, la prima localizzata, la seconda disseminata. Nello stadio localizzato compare un eritema nella sede del morso che si allarga progressivamente in maniera centrifuga assumendo notevoli dimensioni. In questa fase possono comparire segni sistemici quali febbre, debolezza muscolare e letargia. Nella fase disseminata si possono avere sintomi neurologici, articolari, cutanei e cardiaci di solito non associati tra loro. La malattia viene contratta nelle zone boschive che costituiscono l'habitat ideale per il vettore e la prevenzione consiste quindi nell'adottare un abbigliamento adatto quando si decidere di passeggiare nei boschi. Inoltre è fortemente consiglito l'uso di prodotti repellenti da applicare durante le passeggiate.
  • La paralisi da zecca: è causata da Holocyclus Ixodes, una zecca che si ritrova sulla costa est dell'Australia.
  • L'encefalite da zecche è diffusa in tutta Europa ma si riscontra raramente in Italia. E' causata da un virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae che può essere iniettato nell'essere umano dal morso di una zecca. I sintomi maggiormente riportati sono febbre, cefalea, stanchezza, nausea, mialgia e paralisi.
Data la diffusione e la gravità sia per l'uomo che per i nostri cani e gatti delle malattie trasmesse da vettori l'arma più efficacie che abbiamo a disposizione è la prevenzione.
Le persone che si recano in zone a rischio dovrebbero coprire il corpo con indumenti appropriati e usare prodotti repellenti adatti.
Molte volte non si riescono a debellare le infestazioni da zecche nei nostri animali per una errata somministrazione dei prodotti antiparassitari. 
 
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I coccidi: Eimeria e Isospora

I coccidi sono dei microorganismi unicellulari (protozoi) di dimensioni microscopiche non visibili ad occhio nudo, vivono all’interno delle cellule dell’intestino dei nostri animali.

Nella pratica veterinaria vengono definiti “ coccidi “ i microrganismi appartenenti ai generi Eimeria e Isospora. In particolare i coccidi del cane e del gatto appartengono al genere Isospora. Le specie più diffuse nel gatto sono Isospora felis e Isospora rivolta, nel cane Isospora canis.

oocistiI coccidi del genere Eimeria e Isospora sono specie/ specifici quindi possono riprodursi e svolgere il loro ciclo vitale all’interno di una sola specie (i coccidi del cane infestano i cani, quelli del gatto solo i gatti ).

Questa malattia non è trasmissibile all’uomo.

La coccidiosi colpisce soprattutto i soggetti giovani, 2-4 mesi di età, quelli in cattivo stato di salute e quelli allevati in scarse condizioni igieniche.
Ciclo:
Isospora compie un ciclo “diretto”.L’infezione avviene per ingestione delle oocisti mature presenti nell’ambiente eliminati con le feci da un animale malato o portatore. A livello intestinale, soprattutto intestino tenue (ileo) le oocisti liberano gli sporozoiti dotati di vivace movimento penetrano le cellule epiteliali della mucosa. Qui si accrescono e si moltiplicano, provocando la lisi delle cellule infettate. I parassiti allo stadio di merozoiti, liberati, invadono altre cellule riprendendo il loro ciclo e determinando cosi la distruzione dell’epitelio intestinale. DSCN4351  Le lesioni più gravi a carico dell’intestino sono emorragie puntiformi, diffuse, o nei casi più gravi estese ulcere.Le oocisti immature vengono emesse con le feci e in condizioni ambientali favorevoli subiscono un processo di maturazione che le rende infestanti. Sono molto resistenti ai comuni disinfettanti come la candeggina e alle basse temperature, sono invece sensibili alla luce solare diretta, all’essiccamento e ai solventi lipidici. Isospora compie anche un ciclo “indiretto”. Se il parassita viene ingerito da ospiti intermedi come i roditori, colonizza vari organi come il fegato, linfonodi, milza, cervello e polmoni. Se un ospite recettivo come il gatto ingerisce un ospite intermedio (topo) si infesta a sua volta.
Sintomi:
i sintomi principali sono dovuti all’azione traumatica a livello della mucosa intestinale: diarrea con muco, spesso emorragica, e talvolta vomito. A livello generale comprendono anoressia o disoressia, abbattimento, disidratazione e anemia. Nei casi più gravi possono comparire sintomi nervosi come crisi epilettiche e paresi, congiuntiviti, scolo nasale dovuto a infezioni secondarie. Nei gattini infestati da molto tempo e in modo grave si può sviluppare il prolasso del retto. Se possibile deve essere subito corretto con un intervento chirurgico.
Diagnosi:
La diagnosi viene effettuata tramite l’esame delle feci che permette di identificare le oocisti. Non deve essere eseguito nelle prime fasi della malattia, quando le oocisti non si sono ancora formate e non sono ancora state espulse, per non avere falsi negativi. Viene raccolto un campione fecale dal cane o dal gatto e sottoposto all’esame per flottazione per la ricerca delle oocisti.
Terapia:
La terapia delle coccidiosi si basa soprattutto sul ricorso a farmaci quali i sulfamidici come la sulfadimetossina, il trimethoprin, il furazolidone, l’amprolium e la clortetraciclina. Il trattamento deve essere prolungato per circa due settimane. Il trattamento con sulfamidici non è in grado di portare a un’eliminazione totale del parassita, ma consente all’organismo animale un ripristino di una specifica competenza immunologica.DSCN4350 Molte volte è necessario ricorrere anche a una terapia di supporto basata sull’impiego di soluzioni reidratanti, complessi vitaminico minerali e, in caso di infezioni intercorrenti, di antibiotici. Nei cani o gatti colpiti da vomito e diarrea sarà opportuno evitare la somministrazione di cibo per 24 – 48 ore. Per il ripristino della funzionalità digestiva è anche consigliabile il ricorso ad alimenti caratterizzati da un’elevata digeribilità, ampiamente diffusi in commercio. Di particolare rilievo sono le misure da adottare a carico dell’ambiente e dell’animale. Si dovrà avere cura di procedere a una disinfezione ambientale con sali quaternari di ammonio e a un bagno accurato dell’animale con lo scopo di eliminare qualsiasi traccia di residuo fecale.
Cosa fare:
Hai dei dubbi portaci un campione di feci fresco per l'esame.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello 
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Le Pulci: Ctenocephalides felis …

Le pulci che infestano i nostri animali domestici appartengono al genere Ctenocephalides e, allo stadio adulto, si comportano da parassita permanente. In caso di elevata infestazione ambientale possono aggredire anche l'uomo. image
C.felis è la specie più diffusa perchè si è perfettamente adattata alle condizioni ambientali presenti nelle nostre case. E' un insetto di 2-4 mm di lunghezza, di colore scuro. Il corpo è appiattito in senso latero-laterale, caratteristica che lo rende idoneo a muoversi velocemente nel mantello dei nostri animali. Le pulci adulte si riproducono circa 48 ore dopo il primo pasto di sangue. Ogni femmina depone in media 20-30 uova al giorno, per 2 mesi; le uova, lisce e di forma ovale, non sono fissate al mantello dell'ospite ma cadono nell'ambiente dove l'animale sta. Nelle giuste condizioni, in pochi giorni danno origine a larve che si nutrono delle deiezioni delle pulci adulte. Queste larve, muovendosi in senso orizzontale, si nascondono nei tappeti, tessuti e angoli bui della casa e, dopo una serie di mutazioni, si trasformano in adulti. Le giovani pulci vanno solitamente alla ricerca di un ospite, ma possono sopravvivere a digiuno per 1 settimana circa. Il ciclo biologico della pulce ha una durata variabile dai 14 ai 140 giorni a seconda della temperatura e dell'umidità ambientale. Il periodo di maggiore attività coincide con la stagione primaverile-estiva e a causa del riscaldamento, all'interno delle abitazioni, il ciclo biologico può svolgersi anche in inverno.
Per il trattamento dell'animale i prodotti più usati sono:
  • FIPRONIL: è un adulticida topico che inibisce in modo non competitivo l'acido gamma-aminobutirrico (GABA). Agisce molto rapidamente e porta alla morte del parassita per ipereccitabilità (100% di mortalità in circa 4 ore). Esiste in formulazione spray, utilizzbile già dall'età di 2 giorni, e spot on. Anche se il fipronil resiste bene agli shampoo, si consiglia l'applicazione ogni 3-4 settimane nei cani che vengono lavati frequentemente.
  • PERMETRINA: è un adulticida topico che agisce per contatto. La pulce muore per ipereccitabilità e paralisi
  • IMIDACLOPRID: è un adulticida topico che uccide le pulci causando arresto della conduzione nervosa
  • NITEMPYRAM: è un adulticida sistemico che interrompe la conduzione nervosa della pulce adulta portandola a morte. L'effetto è visibile 15-30 minuti dopo la somministrazione del prodotto per via orale ma il prodotto non ha alcuna attività residuale
  • IGR (regolatori della crescita): interferiscono con la crescita e lo sviluppo degli insetti.
  • LUFENURON: interviene sulla schiusa e sulla fuoriuscita delle larve che muoiono per essicazione.
La lotta alle pulci dev'essere pianificata a seconda del singolo caso, considerando le condizioni ambientali e le condizioni cliniche del soggetto. Sono presenti sul mercato moltissimi prodotti da usarsi in combinazione a seconda del risultato che si vuole ottenere. Il trattamento dovrebbe essere studiato insieme al proprietario e bisogna accertarsi che questo comprenda la terapia e sia in grado di somministarla correttamente.image Il trattamento ambientale è fondamentale per controllare gli stadi non parassitari che rappresentano il 95% della popolazione. La pulizia con aspirapolvere o battitappeti delle superfici e degli anfratti della casa è sottovalutata ma molto importante. Esistono, poi, prodotti chimici per rinforzare questo trattamento. Gli IGR servono per bloccare il ciclo delle pulci nell'ambiente e devono essere usati in associazione ad un prodotto adulticida che, uccidendo gli adulti appena escono dal bozzolo, gli impedisce di salire sull'ospite.
Molte volte non si riescono a debellare le infestazioni da pulci dei nostri animali per una errata somministrazione dei prodotti antiparassitari.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello    
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Le Pulci e la DAP

Le pulci costituiscono un problema per il cane e per il gatto durante tutto l’anno ma tipicamente i proprietari di animali se ne preoccupano solo nel periodo primaverile-estivo. Gli adulti sia maschi che femmine sono ematofagi e si nutrono sull’ospite in pochi secondi. Possono vivere sull’ospite ma anche nell’ambiente dove, a digiuno, possono sopravvivere fino a 6 mesi. Ogni femmina adulta depone nel corso della sua vita fino a 2000 uova sul mantello dell’ospite che non avendo proprietà adesive cadono rapidamente a terra in varie parti della casa.

In condizioni favorevoli le uova schiudono in circa 5 giorni e da esse fuoriesce una larva vermiforme ricoperta di peli che, nutrendosi di detriti, si sposta per la casa prediligendo zone riparate dalla luce solare diretta. Le larve crescono mutando due volte e formano un bozzolo all’interno del quale si trasformano in pupe. Questa trasformazione richiede, a seconda delle condizioni ambientali, da un minimo di 9 ad un massimo di 200 giorni. Le pupe rappresentano la forma di massima resistenza e non avendo necessità di nutrirsi possono sopravvivere per molto tempo.

In presenza di stimoli indicativi della presenza dell’ospite come il calore, le vibrazioni del suolo e la concentrazione di CO2 le pupe schiudono e fuoriescono le pulci che devono compiere il primo pasto di sangue entro 24 ore dalla schiusa e salgono quindi sull’ospite iniziando un nuovo ciclo vitale. In condizioni ottimali l’intero ciclo dura 3-4 settimane mentre se le condizioni sono sfavorevoli può durare fino a 2 anni.

La comprensione del ciclo della pulce è di fondamentale importanza perché mette in evidenza che le pulci adulte che si trovano sull’animale rappresentano solo la punta dell’iceberg dell’infestazione: infatti circa il 5% delle pulci si trova sull’animale mentre il restante 95%, rappresentato da uova, larve e pupe è disseminato nell’ambiente in cui l’animale vive.

L’infestazione da pulci si presenta con molteplici quadri clinici a seconda dell’animale e del numero di pulci presenti. Si possono però individuare 2 tipi principali di quadri clinici a seconda che l’animale sia sensibilizzato o no agli allergeni presenti nella saliva della pulce. Negli animali non sensibilizzati le pulci, che possono essere anche molto numerose, si muovono velocemente sul mantello e producono le loro deiezioni. Se l’infestazione è grave possono provocare anemia ed è comunque sempre possibile la trasmissione di malattie quali l’emobartonellosi o di parassitosi come la tenia. Negli animali sensibilizzati è sufficiente un numero di pulci molto basso per superare la soglia di ipersensibilità e provocare sintomi evidenti.

La Dermatite Allergica al morso delle Pulci (DAP) rappresenta una delle maggiori cause di prurito nei nostri animali domestici. L’allergia si sviluppa nei confronti di uno dei componenti della saliva della pulce e i segni clinici che di solito sono improvvisi si manifestano soprattutto in animali con “poche pulci”. Sembra infatti che gli animali molto infestati e abituati a convivere con le pulci possano sviluppare una sorta di “resistenza” al morso.

Il segno clinico più comune è rappresentato dal forte prurito soprattutto nella regione lombare, all’attaccatura della coda, sull’addome e sulla faccia interna delle cosce. A causa dell’intenso leccamento e grattamento dovuto al prurito la cute di queste zone si presenta fortemente infiammata. Secondariamente possono poi svilupparsi infezioni batteriche secondarie con pus, croste e alopecia.

La diagnosi si basa soprattutto sul quadro clinico anche se non è sempre possibile trovare le pulci. Più facile è il ritrovamento delle deiezioni delle pulci che si presentano come piccoli puntini neri.

La conferma si ha con la guarigione in seguito all’eliminazione delle pulci dall’animali e dall’ambiente.

La terapia della DAP è basata sul controllo dell’infestazione da pulci ed è possibile una terapia medica per alleviare i sintomi dell’allergia. Questa è fondamentalmente basata sull’uso di cortisonici a scalare e di antibiotici o shampoo se è presente infezione batterica secondaria.

Per controllare l’infestazione è fondamentale trattare tutti gli animali e l’ambiente in cui vivono e non limitare i trattamenti al periodo estivo ma protrarli per tutto l’anno poiché le pulci possono sopravvivere e replicarsi benissimo in casa durante il periodo invernale. Sono presenti in commercio numerosi prodotti efficaci contro le pulci che devono essere applicati ogni 3-4 settimane, ricordando di non trattare gli animali in concomitanza del bagno ma ad una distanza di almeno 3 giorni primo o dopo il lavaggio per garantire l’efficacia del prodotto.

Il trattamento ambientale consiste nel lavare coperte, cuccette e altri rivestimenti con cui l’animale viene in contatto, passare spesso l’aspirapolvere sui tappeti e trattare la casa con dei regolatori di crescita degli insetti. Visto l’impegno richiesto da queste operazioni è possibile, in alternativa, trattare tutti gli animali della casa con un prodotto che abbia anche attività ovicida e larvicida.
 
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello 
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Il Gatto Manx

E’ nato nell’isola di Mann, tra l’Inghilterra e l’Irlanda.
La caratteristica principale è la mancanza della coda, e proprio per questo è circondato da affascinanti leggende. Si racconta che questo micio un tempo avesse la coda bella e folta ma quando ci fu il diluvio universale arrivò in ritardo all’Arca di Noè mentre le porte si stavano chiudendo e per non restare a terra fece un balzo, entrò, ma la porta si chiuse e gli mozzò la coda. Un’altra storia spiega che fu un cane, sempre sull’arca di Noè, a tagliare con un morso la lunga coda del gatto che vergognandosi si buttò in mare e raggiunse a nuoto l’isola di Mann, da cui prese il nome. Esiste poi una leggenda celtica che racconta come la scrofa magica Henwen un giorno si trasformò in un gatto e dal momento che i maiali hanno la coda corta ecco spiegata la ragione del curioso aspetto di questo felino. Ma la realtà è una mutazione genetica spontanea che si è conservata per ripetuti incroci tra consanguinei, inevitabili in uno spazio ristretto come quello di un’isola. E’ un gatto di medie dimensioni, con forme arrotondate e corpo muscoloso. Ha un pelo soffice, corto, fine ma soprattutto fitto, come anche il sottopelo. Gli occhi sono tondi, grandi e il colore deve essere in armonia con il mantello.Caratteristiche tipiche del gatto Manx sono l’assenza di coda e le zampe posteriori più lunghe delle anteriori che gli conferiscono una andatura saltellante, simile a quella di una lepre.Si possono distinguere quattro varietà di Manx: il Rumpy: completamente privo di coda; il Rumpy Riser: possiede da una a te vertebre sacrali; lo Stumpy: possiede da una a tre vertebre caudali (un breve moncone di coda); il Longy: possiede una coda normale o nodosa. Le femmine producono cucciolate di pochi soggetti, proprio a causa del gene che provoca la mancanza della coda. Questo fattore è un gene semi-letale, ciò vuol dire che i cuccioli omozigoti, che hanno ereditato da entrambi i genitori il gene mutato, muoiono in grembo alla madre nella fase iniziale dello sviluppo fetale ( non è possibile far accoppiare due soggetti Rumpy). Gli allevatori normalmente incrociano soggetti senza coda con soggetti con presenza di coda, per preservare la tipologia corretta. Il Manx è attivo, vivace, giocherellone, affettuoso, fedele e molto intelligente al punto che è possibile insegnargli a camminare al guinzaglio e alcuni comandi di obbedienza. Il suo comportamento presenta qualche stranezza, in un certo senso canina… infatti ha un attaccamento quasi morboso nei confronti del padrone che segue ovunque, inoltre ha l’abitudine di riportare gli oggetti che gli si lancia, di scavare e seppellire i giocattoli, di ringhiare quando sente un rumore sospetto. E’ un cacciatore formidabile, rapido, letale e instancabile, per questa ragione è molto apprezzato da chi vive in campagna dove abbondano i piccoli roditori. Convive tranquillamente con altri animali, non è timido con gli estranei, è un gatto mediamente vocale e ricerca la compagnia dell’uomo. Per questa razza felina è molto importante la pulizia del pelo che deve avvenire con regolarità vista la presenza del doppio pelo. Dovrebbe essere pettinato su tutto il corpo fino alla radice del pelo e lucidato con le mani, con un guanto o un panno di seta o di lana.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello 
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Mastocitoma

I mastociti sono cellule emopoietiche del tessuto connettivo il cui compito è di intervenire nel processo flogistico (infiammazione), mediando la risposta immune contro antigeni estranei: essi,pertanto,ricoprono un ruolo primario nella difesa di cute, tratto gastroenterico e apparato respiratorio (Marconato, Del Piero,2005)

I mastocitomi (MCT, mast cell tumors) costituiscono uno dei tumori cutanei più comuni nel cane, rappresentando circa il 15-20%, e sono relativamente coclip_image004muni nel gatto (1-6% dei tumori felini, 2-10% delle masse cutanee). Esiste una documentata predisposizione di razza: boxer, carlino, boston terrier, bull mastiff ed il bulldog inglese sembrano essere più soggetti, il siamese per ciò che concerne le razze feline.

Nel cane sono più comuni in soggetti di media età o anziani (età media 8,5 anni); non sembra esserci predilezione di sesso.

I mastocitomi possono presentarsi come masse dermoepidermiche (neoformazioni superficiali che si muovono con la cute) oppure nel sottocute (per cui la cute sovrastante si muove liberamente sul tumore); clip_image002

nel 50% dei casi si localizzano a livello di tronco/perineo, nel 40% a livello delle estremità e nel 10% nelle regioni di testa e collo (C.G.Couto, Scivac 2007).

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(my-pet-medicine.com) (www.vetinfo.com) (peteducation.com)

Macroscopicamente i mastocitomi possono simulare un gran numero di lesioni cutanee primarie e secondarie quali macule, papule, noduli, croste e tumori; nel cane spesso sono indistinguibili dai lipomi cutanei e, di norma, la diagnosi di mastocitoma non può essere emessa senza l'ausilio della citologia/istologia. Nella forma "tipica", purtroppo di difficile riscontro, i MCT hanno aspetto cupoliforme, alopecico ed eritematoso. Sia nel cane che nel gatto il tumore si presenta in genere come noduli singoli, non capsulati,clip_image008 con elevata tendenza ad infiltrare i tessuti circostanti ed il sottocute (Citologia del Cane e del gatto,Poli-Ciorba, 2007). In rari casi, invece, appare in forma di noduli multipli (mastocitosi cutanea) che tendono a metastatizzare rapidamente. Nei MCT invasivi del cane, in genere, si ha una concomitante linfoadenopatia regionale ed occasionalmente splenomegalia ed epatomegalia.

Una caratteristica clinica, d'ausilio diagnostico, è il segno di Darrier che consiste nella formazione di pomfi ed eritema in seguito ad una lieve traumatizzazione (raschiato o compressione) del tumore (Couto, 2007).

Alcuni cani vengono portati alla visita per gonfiori diffusi (edema/infiammazione intorno al tumore primario o ad una metastasi), eritemi o lividi nelle aree colpite: questo accade perchè i mastociti producono sostanze bioattive, soprattutto vasoattive.

Nella maggior parte dei cani con MTC l'esame emocromocitometrico completo risulta nella norma oppure si riscontrano alterazioni quali: eosinofilia (talora grave), mastocitemia, basofilia, neutrofilia, trombocitosi e/o anemia (Couto, 2007). L'anomalia più comune nel profilo biochimico è un'iperproteinemia, con picco monoclonale di gamma proteine in alcuni pazienti.

Dal punto di vista istopatologico i MTC vengono suddivisi in 3 categorie: ben differenziato (grado I), moderatamente differenziato (grado II) e scarsamente differenziato (grado III); nel primo gruppo si hanno cluster compatti di cellule neoplastiche confinate al derma e separate da fibre collagene. Nel gruppo II l'infiltrazione neoplastica coinvolge il derma profondo e il sottocute; nell'ultimo, scarsamente differenziato, si hanno aggregati di cellule pleomorfe (forma variabile), con un grado di invasività ancora maggiore.

La citologia segue a grandi linee la stessa classificazione. Nel cane le neoplasie ben differenziate, grado I, presentano cellule con limitata anisocitosi (variazione di dimensione cellulare), anisocariosi (variazione di dimensione dei nuclei) e abbondanti granulazioni citoplasmatiche basofile.

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(vet.uga.edu) (en.wikipedia.org) (articolo Evsrl)

Nelle neoplasie di grado intermedio c'è una minor quantità di granulazioni citoplasmatiche, con nuclei che possono manifestare un certo grado di anisocitosi e anisocariosi. Nei MTC di grado III, le granulazioni sono scarse o addirittura assenti ed i nuclei manifestano evidenti atipie; l'indice mitotico (moltiplicazione cellulare) può essere elevato, con mitosi (divisioni cellulari) multipolari. Nei preparati citologici dei MTC, frammisti alle cellule tumorali, possono comparire numerosi eosinofili con percentuale elevata in quelli ben differenziati e scarsa in quelli di grado III. Nei gatti i mastociti neoplastici hanno aspetto istiocitico, con fini granulazioni citoplasmatiche e scarsi eosinofili (Poli, Ciorba, 2007). Per le peculiarità del tumore la diagnosi citologica è spesso definitiva, anche se risulta importante un'indagine istologica per la stadiazione e la valutazione del grado di infiltrazione.

Il comportamento biologico dei MTC nel cane è imprevedibile (Couto, 2007): in generale, però, quelli cutanei, ben isolati e ben differenziati hanno un basso potenziale metastatico e di diffusione sistemica. Il golden standard nella terapia di questi tumori è l'escissione chirurgica ad ampia base. I MTC di grado II e III, invece, risultano a maggior percentuale di metastasi e disseminazione: le metastasi colpiscono in primis il linfonodo drenante l'area di comparsa del tumore e, solo occasionalmente, "saltano"la prima stazione linfonodale per colpire la seconda o addirittura la terza in sequenza. Le metastasi polmonari sono rare; sembra inoltre che il grado di aggressività sia influenzato dalla sede di insorgenza, con un maggior potenziale metastatico in quelli che coinvolgono le parti più distali (punta delle dita), del perineo, dell'inguine e delle aree extra cutanee (intranasali e oro-faringei).

Come detto in precedenza, la chirurgia risulta la terapia d'elezione: è necessaria una rimozione aggressiva, ad ampi margini, poichè i MCT sono caratterizzati da una crescita di tipo infiltrativo, senza alcun contenimento da parte di capsule fibrose. Le attuali raccomandazioni suggeriscono un'asportazione di almeno 3 cm di margine, in tutte le direzioni, ivi compresa la profondità. Nei casi di MCT localizzati a livello delle estremità distali, dove non è possibile la rimozione radicale secondo le linee guida, è talvolta necessario procedere con l'amputazione dell'arto interessato oppure con una chirurgia aggressiva seguita da radioterapia, altra valida opzione terapeutica. Nel gatto il comportamento biologico dell' MCT cutaneo sembra meno aggressivo, si può pertanto procedere con un'escissione di 2 cm di margine, in ogni direzione.

clip_image014In fase pre-chirurgica, soltanto al fine di ridurre le dimensioni della massa e dell'edema secondario, è possibile procedere con iniezioni intralesionali di corticosteroidi (triamcinolone –Vetalog® – 1 mg per via intralesionale per cm di diametro del tumore, ogni 2-3 settimane). Alcuni Autori, inoltre, suggeriscono la somministrazione di antistaminici e Vit C ad alti dosaggi, da iniziarsi 2 settimane prima della chirurgia e protrarre fino a 2 mesi dopo.

I MCT di grado I, qualora si abbia conferma istopatologica di escissione totale, non richiedono una terapia adiuvante dopo la chirurgia. Nei MCT di grado superiore o metastatizzanti è indicata una seconda chirurgia, la radioterapia e/o la chemioterapia (per lo più palliativa).

La radioterapia è una valida alternativa alla chirurgia, soprattutto se i MCT sono localizzati in sedi poco accessibili oppure nei MCT II- III, quando non sia stata asportata totalmente la massa, viene utilizzata per sterilizzare il focolaio neoplastico residuo ed eventualmente combattere le metastasi al linfonodo regionale.

In linea di massima si utilizzano dosi totali comprese tra 45-60Gy (frazioni da 3-4Gy a giorni alterni o 5 giorni consecutivi a settimana); l'intervallo libero dopo l'irradiazione oscilla tra gli 8 ed i 125 mesi, con una media di 60 mesi.

Ciò che influenza maggiormente la riuscita della radioterapia sono lo stadio clinico, il grado istologico e la localizzazione del tumore (Marconato, Del Piero, 2005): in linea generale si ha una risposta da riservata a eccellente per i MCT di grado I-II, sfavorevole per quelli di grado III. I MCT localizzati alle estremità o di dimensioni ≤3cm rispondono bene.

La chemioterapia è indicata principalmente in caso di recidiva nello stesso sito, con tumori multipli, margini chirurgici "sporchi" a causa di MCT II-III , localizzazioni "maligne" (area inguinale/perianale, prepuzio, ghiandola mammaria, dita, cavo orale), presenza di neoplasia inoperabile, coinvolgimento linfonodale o malattia metastatica a distanza.

Il prednisone è il farmaco più utilizzato nel trattamento del MCT canino, ma la remissione ottenuta è piuttosto breve e parziale (circa il 20% di risposta). Per tale ragione nel protocollo si ricorre spesso all'aggiunta di farmaci in monochemioterapia come: vincristina, vinblastina, lomustina, clorambucile, ciclofosfamide e doxorubicina che possono prolungare la durata della remissione fino a 3-9 mesi.

La polichemioterapia (associazione di diversi chemioterapici) sembrerebbe dare risultati ancora migliori, anche se la risposta individuale rimane alquanto variabile ed imprevedibile. Esempi tipici sono: prednisone+ciclofosfamide+vinblastina con risposta del 78% nei cani con MTC metastatico per circa 150gg; ed ancora vinblastina+lomustina+prednisone, soprattutto contro MCT ad escissione incompleta e di grado III. Bisogna comunque ricordare che la maggior parte dei cani esprime il gene di farmacoresistenza multipla e che diviene perciò resistente alla maggior parte dei trattamenti.

Nel gatto i corticosteroidi per via sistemica giocano un ruolo centrale nella terapia del MCT cutaneo ed il triamcinolone topico ha dato qualche buon risultato; pur non essendoci studi in merito all'efficacia della chemioterapia in questa specie, l'associazione vinblastina+lomustina lascia ben sperare.

Bisogna comunque ricordare che la chemioterapia, nei casi di tumori metastatizzanti e maggiormente aggressivi, è un approccio palliativo e non risolutivo.

L'improvvisa degranulazione del tumore indica il più delle volte la progressione del MCT ed è caratterizzato da edema intenso, calore e rossore della parte. Il paziente dev'essere sottoposto a fluidoterapia endovenosa; è inoltre indicata la somministrazione di antistaminici e, in caso di edema imponente, del diuretico. In questa fase bisogna interrompere la chemioterapia.

La prognosi nei soggetti con MCT va da buona a riservata: il grado istologico è un importante indicatore prognostico nel cane, mentre nel gatto la stadiazione e lo schema istopatologico sono poco correlati al comportamento biologico. Anche la presentazione clinica è un buon fattore prognostico: le lesioni singole, isolate, non coinvolgenti stazioni linfonodali normalmente hanno una prognosi più favorevole, mentre le neoplasie metastatizzanti i linfonodi sono da considerarsi aggressive ed infauste. Si può infine annoverare tra i fattori prognostici la sede di insorgenza: i MCT periprepuziale, subungueale, perianale, inguinale, viscerale e midollare hanno normalmente prognosi infausta.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
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Avvelenamenti nel Gatto


Non lasciamo ai nostri "conviventi "a quattro zampe la libera e totale gestione della propria "incolumità": la casa può diventare un vero e proprio "campo minato", disseminato di potenziali agenti tossici per cani e gatti. E' sufficiente un po' di buonsenso, qualche accorgimento e nozione di base su tali rischi per garantire un ambiente sicuro anche ai soggetti più inconsapevoli e vulnerabili, gli animali appunto.
Annualmente, grazie al lavoro di centri specializzati in casi di avvelenamento, è possibile stilare delle classifiche sugli agenti tossici potenzialmente più rischiosi, per accessibilità e pericolosità,
Andrebbe posta particolare attenzione, soprattutto per la facilità d'accesso a: medicinali, ai cibi casalinghi con cui amiamo "viziare "i nostri paladini ed alle piante.

MEDICINALI AD USO UMANO
clip_image002[4]Un primo e apparentemente "banale"consiglio è quello di tenere i farmaci chiusi negli armadietti, ovvero non solo lontano dalla portata dei "bambini", ma anche degli animali: la curiosità, la "noia", la naturale voracità sono ottimi incentivi che possono spingere a "scartare" scatole chiuse o ad "ingaggiare" un ideale lotta contro blister di pillole lasciati incustoditi, per poi ingerirne il contenuto se non, addirittura, l'intera confezione!
I medicinali potenzialmente più pericolosi sono:
 anti-infiammatori non steroidei, quali: ibuprofene e naproxene. Questi possono causare seri problemi, anche se ingeriti a bassi dosaggi; gli animali sono molto più sensibili di noi a tali principi attivi ed essi sono in grado di provocare gravi problemi gastro-enterici, fino ad ulcere e, nei gatti, insufficienza renale.
 antidepressivi: causano vomito e letargia. Alcuni di essi, inoltre, possono scatenare la sindrome serotoninica, una condizione di agitazione estrema, elevata temperatura corporea, tachicardia, aumento della pressione sanguinea, disorientamento, vocalizzazioni, tremori e convulsioni.
 paracetamolo: soprattutto i gatti sono sensibili a tale sostanza che va a distruggere i globuli rossi con conseguenti problemi respiratori. Nei cani può determinare danno a livello epatico e, ad alti dosaggi, distruzione degli eritrociti.
metilfenidato: farmaco usato nella Sindrome da deficit di attenzione ed iperattività. Negli animali può aumentare pericolosamente il ritmo cardiaco, la pressione sanguinea, la temperatura corporea, fino a provocare convulsioni.
fluorouracile: agente chemioterapico utilizzato localmente per curare tumori cutanei e cheratiti nell'uomo. Puo' risultare rapidamente letale nel cane, causando vomito, convulsioni ed arresto cardiaco, anche in seguito a semplice masticazione di cotone o garze imbibite della sostanza.
 pseudoefedrina: comune componente di farmaci decongestionati, agisce come stimolante se ingerita dagli animali. Nei cani e nei gatti causa aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguinea, della temperatura corporea e convulsioni.
anti-diabetigeni: molti farmaci orali usati nella terapia contro il diabete, quali glipizide e gliburide, possono causare gravi forme di ipoglicemia, con conseguente disorientamento, perdita di coordinazione motoria e convulsioni.
 derivati della vitamina D: calcipotriene e calcitriolo. Anche piccole quantità di tali derivati possono causare la precipitazione di cristalli di calcio a livello circolatorio. Sintomi comuni sono: vomito,anoressia, aumento dell' urinazione, aumento della sete; questi possono manifestarsi dopo 24 ore dall'ingestione.

CIBI CASALINGHI
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Esiste un gran numero di alimenti, estremamente gustosi ed apprezzati dai nostri animali, ma egualmente pericolosi per la loro salute.
 cioccolato, caffè e caffeina: tutti questi prodotti contengono metilxantine, racchiuse nei semi di cacao. Se ingerite da cani e gatti possono provocare vomito, diarrea, dolorabilità, sete ed urinazione eccessiva, iperattività, aritmie cardiache, convulsioni, fino anche a morte. Ricordatevi che il cioccolato bianco e quello al latte contengono minor quantità di metilxantine rispetto a quello amaro.
 alcool: bevande alcoliche o cibi contenenti alcool possono causare vomito,diarrea, riduzione della coordinazione motoria,depressione del sensorio, difficoltà respiratorie, tremori, anormale acidosi metabolica, fino a coma e morte.
 avocado: le foglie,il frutto, i semi e la corteccia contengono una sostanza che puo' provocare vomito e diarrea nel cane.
 acini d'uva e uva passa: contengono una sostanza di natura sconosciuta che puo' determinare insufficienza renale. I sintomi tendono ad essere più gravi in soggetti con un'anamnesi di problemi renali.
 pasta del pane cruda: può provocare fermentazioni intestinali anomale con dolorabilità addominale. La quantità di lievito tende a diminuire con la cottura, il che ci concede di dare al cane piccole quantita' di pane senza rischi; la raccomandazione è quella di non superare il 5-10% della'apporto calorico giornaliero.
 carne,uova, ossa crude o poco cotte: carne e uova crude possono contenere batteri quali Salmonella Spp e E. Coli potenzialmente nocivi per gli animali. Oltre a questo, le uova crude possiedono un enzima, l'avidina, che diminuisce l'assorbimento della biotina (vitamina del gruppo B),con conseguenti problemi a livello cutaneo. Dare ossa ai nostri animali spesso appare come un atto naturale e quasi "dovuto"nei loro confronti: al contrario per un animale domestico la loro ingestione è vivamente sconsigliata, portando a rischio di soffocamento, lesioni alle pareti del tratto gastro-enterico, oltre a stipsi e problematiche conseguenti.
 xilitolo: viene utilizzato come dolcificante in molti prodotti di normale consumo (caramelle, chewingum, dentifrici). La sua ingestione può causare un aumento nel rilascio di insulina e conseguente ipoglicemia. I primi segni d'intossicazione comprendono: vomito, letargia,difficoltà di coordinazione motoria fino a convulsioni. In pochi giorni per un eccessivo aumento degli enzimi epatici si può avere insufficienza epatica.
 cipolla,aglio,erba cipollina: possono provocare irritazione a livello intestinale e portare a distruzione dei globuli rossi. I gatti risultano più sensibili, ma anche i cani sono suscettibili se ingerite in grande quantità. A livello diagnostico, oltre all'anamnesi ed ai segni clinici, un reperto frequente a livello microscopico sono i corpi di Heinz. L'assunzione occasionale di minime dosi non crea problemi.
 latte: i nostri animali non possiedono grandi concentrazioni di lattasi, enzima che consente la digestione del latte e suoi derivati: la somministrazione potrebbe indurre diarrea ed altri sintomi gastro-enterici.
 sale: eccessive quantità determinano aumento della sete e della minzione fino ad una vera e propria intossicazione da Sodio. Tra i segni clinici annoveriamo: vomito, diarrea, depressione del sensorio, tremori, febbre, convulsioni e persino morte. Attenzione alle patatine!!


PIANTE
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Le comuni piante d'appartamento posso risultare potenzialmente tossiche qualora vengano ingerite.
Esempi classici sono:
 gigli: membri del genere Lilium spp vengono considerati altamente tossici per il gatto. La componente pericolosa non è stata ancora identificata, ma si è dimostrato che l'ingestione anche di piccole quantità può portare ad insufficienza renale.
 bulbi di tulipano e narcisi (Tulipa/Narcissus spp): contengono tossine che possono provocare irritazione a livello gastro-enterico, anoressia, scialorrea, depressione del sensorio, anomalie cardiache e convulsioni.
 azalee e rododentri (Rododenron spp): contengono tossine in grado di determinare vomito, scialorrea, debolezza e depressione del sensorio, Avvelenamenti da azalea di elevata gravità sono in grado di portare sino a coma e morte per collasso cardio-circolatorio.
 oleandro (Nerium oleander) : in tutte le sue parti risulta tossico per la presenza di glicosidi cardiaci in grado di provocare gravi sintomi clinici, quali irritazione a livello gastro-enterico, alterazioni cardiache, ipotermia e persino morte.
 ciclamino (Ciclamen spp): contiene una tossina, ciclamina, soprattutto a livello della radice, altamente irritativa a livello gastro-enterico con conseguente vomito.
 crisantemo: contiene piretrine causanti sintomi gastro-enterici quali vomito, ipersalivazione e diarrea. Se ne ingeriscono grandi quantità, si può assistere a depressione del sensorio ed incoordinazione motoria.
 colchico d'autunno (Colchicum autumnale): da ematemesi, diarrea, shock, danni organici sistemici e depressione midollare
Tra gli altri potenziali agenti tossici si annoverano:
INSETTICIDI: risultano tutt'oggi uno dei più frequenti motivi d'avvelenamento negli animali da compagnia. Talvolta si tratta proprio di prodotti per animali, ad esempio antipulci/zecche, utilizzati erroneamente su specie sbagliate. A tal proposito, è molto importante chiedere consiglio o delucidazioni al proprio veterinario se si hanno dubbi.
RODENTICIDI: prevalentemente rappresentati dalle classiche esche per topi e ratti. Questi prodotti contengono eccipienti fortemente attrattivi per i nostri animali. A seconda del tipo di sostanza ingerita si possono avere: petecchie mucosali o emorragie diffuse, convulsioni, danni a livello renale.
MEDICINALI VETERINARI: analogamente alla medicina umana, anche le prescrizioni veterinarie hanno una loro precisa posologia. Un'inappropriata somministrazione o accidentale ingestione a dosaggi superiori alla norma, possono risultare in vere e proprie intossicazioni.
PERICOLI CHIMICI: è una categoria rappresentata da prodotti quali il glicole etilenico, i liquidi anti-congelamento, solventi per vernici, disinfettanti per tubi/condotti di scarico ed anche piscine. I sintomi derivanti dalla loro ingestione vanno da segni gastro-enterici, a respiratori, fino a vere e proprie "ustioni"chimiche.
PRODOTTI PER PULIRE: tutti i comuni detergenti utilizzati per la pulizia della casa non sono da tenere solo lontano dalla portata dei bambini!. Alcuni di essi, oltre che tramite ingestione, possono risultare tossici anche per inalazione, dando seri problemi a livello respiratorio.
METALLI PESANTI: piombo, mercurio e zinco sono quelli maggiormente coinvolti in episodi di intossicazione. Sono contenuti nei più svariati prodotti di consumo, quali ad esempio le confezioni di patatine, o semplicemente in casa nei pavimenti di linoleum, o in cantieri in demolizione sotto forma di polvere di piombo.
FERTILIZZANTI: per cani e gatti che vivono anche all'esterno, in case con giardino, fare sempre attenzione a chiudere i prodotti per la cura delle piante in luoghi sicuri e non accessibili anche ai nostri animali.
In caso di sospetta intossicazione cercare di sempre di raggiungere il vostro veterinario, portando con se' la confezione o il nome della sostanza ingerita: risulterà di grande aiuto, oltre che per la diagnosi, nella successiva terapia dell'avvelenamento.
Qualora, poi, si manifestassero sintomi gastro-enterici, raccogliere in una busta di plastica il materiale eliminato o masticato dall'animale: per quanto "disgustoso" possa sembrare, talvolta diviene un elemento fondamentale per l'intervento medico veterinario.
Infine, se si avesse anche solo il sospetto che l'animale abbia ingerito una sostanza tossica, anche in assenza di segni clinici, contattare comunque il proprio veterinario, mettendolo al corrente dell'accaduto.
 
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
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