venerdì 26 settembre 2014

La Terapia del Diabete nel Gatto

Il trattamento del paziente diabetico varia a seconda della specie e dei sintomi. La terapia insulinica non è indicata nel diabete subclinico a meno che si notino glicosuria o aumenti ulteriori della glicemia. Al contrario, sia nel cane che nel gatto con DM conclamato, il trattamento è basato sull'uso di insulina combinato a modificazione dietetiche. Esistono diversi tipi di insulina che possono essere usati ma non tutti sono approvati per l’uso negli animali domestici. In uno dei prossimi articoli sul diabete faremo anche un approfondimento sui diversi tipi di insulina e sul loro utilizzo.
Iniziamo a vedere la terapia del diabete nel gatto, differenziando la forma subclinica da quella conclamata:
GESTIONE DEL GATTO CON DIABETE SUBCLINICO Il diabete subclinico è considerato un diabete in stadio iniziale, quando i segni clinici tipici non sono ancora presenti. Solitamente in questi animali l’iperglicemia è un reperto occasionale nel corso di esami ematochimici fatti per altri motivi e deve essere differenziata dall’iperglicemia da stress mediante la misurazione delle fruttosamine sieriche o della glicemia a domicilio.
Nei gatti con diabete subclinico lo scopo della terapia è evitare che il diabete evolva in “vero” diabete mellito e questo può essere fatto attraverso il controllo del peso corporeo e dell’assunzione di cibo e eliminando le cause di insulino- resistenza.
Nei gatti con diabete subclinico è possibile infatti ottenere, senza l’utilizzo di insulina, la normalizzazione della glicemia ematica. L’animale dovrà essere rivalutato ogni 2 settimane con glicemia ed esame delle urine per valutare l’evolversi della patologia ed eventualmente iniziare l’insulina.
La terapia alimentare è indispensabile per:
  • ottimizzare il peso corporeo e favorire una lenta perdita di peso negli animali obesi per evitare l’insorgenza di lipidosi epatica
  • ridurre al minimo l’iperglicemia post-prandiale gestendo correttamente l’apporto di proteine e carboidrati
  • fornire una dieta con alto contenuto proteico per favorire la sazietà e prevenire la perdita di massa muscolare
  • limitare l’assunzione di carboidrati
Il cibo dovrebbe essere somministrato in piccoli pasti equamente divisi nell’arco della giornata e sarebbe meglio somministrare cibi umidi in quanto sono un’ulteriore fonte di acqua e a parità di apporto calorico la quantità da somministrare risulta maggiore favorendo la sensazione di sazietà.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello     
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venerdì 19 settembre 2014

Gli Esami Necessari per la Diagnosi del Diabete

Continuiamo la trattazione del diabete parlando degli esami che sono necessari nel paziente diabetico.
Gli esami considerati  “indispensabili”  sono:
  1. Emocromo con formula leucocitaria
  2. Profilo biochimico completo
  3. Analisi delle urine con esame batteriologico
Nella tabella sottostante sono elencati tutti gli esami completi consigliati negli animali con diabete sospetto o conclamato.
diabete
L’emocromo nel paziente diabetico può essere normale ma le possibili alterazioni sono una lieve policitemia dovuta alla disidratazione o una leucocitosi dovuta a infezione o infiammazione.
Le alterazioni del profilo biochimico nel diabete non complicato dipendono dalle eventuali malattie sottostanti e da quanto tempo la condizione diabetica persiste prima della diagnosi. Le alterazioni più comuni sono l’ipercolesterolemia, l’aumento lieve della fosfatasi alcalina e dei trigliceridi. Se la fosfatasi alcalina risulta molto aumentata è bene indagare con ulteriori esami un eventuale iperadrenocorticismo. I pazienti con chetoacidosi diabetica si presentano invece fortemente disidratati, con alterazioni elettrolitiche e azotemia. Le alterazioni possibili nell’esame delle urine sono: glicosuria, chetonuria, proteinuria e batteriuria. Solitamente i pazienti diabetici hanno glicosuria e assenza o lieve presenza di chetoni. Se invece nelle urine sono presenti grandi quantità di chetoni il paziente dovrà essere trattato per la cheto acidosi diabetica. La proteinuria può essere dovuta a infezioni del tratto urinario o danni glomerulari ma data l’alta incidenza delle infezioni urinarie nei pazienti diabetici è necessario eseguire un attento esame del sedimento e una coltura batterica con antibiogramma.
Visto che molti pazienti diabetici presentano problemi pancreatici concomitanti sarebbe bene eseguire un’ecografia addominale o in alternativa la misurazione di lipasi e TLI nel siero. Nei gatti adulti inoltre bisognerebbe sempre testare la funzionalità tiroidea in quanto diabete e ipertiroidismo danno segni clinici molto simili. Se nel cane sussiste un sospetto di ipotiroidismo sarebbe meglio stabilizzare la glicemia prima di eseguire gli esami ormonali specifici.      
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venerdì 12 settembre 2014

Il Diabete Mellito

Il diabete mellito è una patologia trattabile che richiede uno sforzo congiunto da parte del cliente e del veterinario. Pubblicheremo una serie di articoli tratti dalle linee guida dell’ AAHA (American Animal Hospital Association) per la gestione dei cani e gatti affetti da diabete.
Il trattamento del diabete è una combinazione di arte e scienza dovuta alle molteplici risposte che si possono avere dai pazienti. Ogni animale ha esigenze individuali, la frequenza di somministrazione e la dose di insulina vanno valutate in base alla singola risposta.
Nei cani e nei gatti il diabete è solitamente causato da una perdita o da una disfunzione delle cellule beta del pancreas. Nel cane la perdita di cellule beta è rapida e progressiva e generalmente dovuta a una reazione immuno mediata, degenerazione vacuolare o a pancreatite. Nelle femmine intere ci può essere un diabete transitorio insulino resistente nella fase del diestro. Nel gatto la perdita o la disfunzione delle cellule beta è dovuta all’insulino resistenza, all’amiloidosi o a pancreatiti linfoplasmocitarie croniche. I fattori di rischio per cani e gatti includono l’insulino resistenza da obesità, l’acromegalia nel gatto, l’iperadrenocorticismo nel cane, e farmaci come steroidi e progestinici. Si conoscono rischi di tipo genetico in alcune razze particolari: Australian Terrier, Beagle, Samoiedo e Keeshonden per i cani e i Burmesi nei gatti.
Indipendentemente dall’eziologia il diabete è iperglicemico e glicosurico e si manifesta con poliuria, polidipsia, polifagia e perdita di peso. L’aumento della mobilizzazione dei grassi porta a lipidosi epatica, epatomegalia, ipercolesterolemia, aumento dei trigliceridi e aumento del catabolismo. Nei soggetti più compromessi si può anche avere iperketonemia, ketonuria e ketoacidosi. 
Criteri diagnostici e valutazione iniziale
L’approccio dipende dal livello di iperglicemia e dai segni clinici presenti. La varietà dei segni cambia in base al tempo intercorso tra la comparsa della malattia e quando il paziente è presentato alla visita, al livello di iperglicemia, eventuale ketonemia e da eventuali patologie concomitanti come la pancreatite. I segni della PU/PD (poliuria/polidipsia) non compaiono prima che la concentrazione ematica del glucosio abbia ecceduto la soglia di escrezione renale.
La glicosuria si manifesta a valori maggiori di 200 mg/dl nel cane e di 250 mg/dl nel gatto. I segni clinici del diabete mellito non sono generalmente presenti in quei soggetti con valori di glicemia costantementi alti ma sotto la soglia renale per la glicosuria. La glicemia compresa tra il range normale (110 mg/dl) e il valore soglia (200-250 mg/dl) può derivare da molteplici cause: iperglicemia da stress, disordini da insulino resistenza per obesità, iperadrenocorticismo, da farmaci (corticosteroidi) o può rappresentare i primi stadi di un futuro diabete. Questi soggetti sono classificati come diabetici sub-clinici.
I diabetici subclinici molto spesso sembrano in salute, hanno un peso normale, e vengono individuati quando si eseguono esami di laboratorio per altri motivi. La diagnosi di diabete sub clinico può essere fatta solo dopo aver escluso l’iperglicemia da stress e dopo aver individuato e corretto eventuali cause di insulino resistenza.
Misurare la glicemia a casa e determinare le fruttosamine sieriche può aiutare a differenziare tra iperglicemia da stress e diabete sub clinico.
Il diabete è diagnosticato quando c’è persistente iperglicemia e persistente glicosuria (> 200 mg/dl nel cane e > 250 mg/dl nel gatto). Per confermare la diagnosi, soprattutto nel gatto, può essere necessario rilevare un elevato valore di fruttosamine.
Alcuni animali oltre a PU/PD polifagia e perdita di peso possono presentare i segni della ketoacidosi diabetica: anoressia, disidratazione e vomito. Le forme più gravi sfociano in letargia, debolezza ed emaciazione. Inoltre nel cane si può riscontrare la comparsa di cataratta e nel gatto di debolezza da neuropatia periferica.
L’iniziale valutazione del cane e del gatto diabetico deve comprendere:
  • Valutazione di anamnesi, dieta, terapie passate e/o in corso.
  • Valutazione di segni particolari come la cataratta nel cane o le neuropatie periferiche nel gatto.
  • Valutazione di problemi spesso associati al diabete: infezioni del tratto urinario e pancreatiti.
  • Valutazione di patologie che possono interferire con la risposta del diabete alla terapia: iperadrenocorticismo, ipertiroidismo, patologie renali.
  • Valutazione di fattori di rischio: obesità, pancreatiti, insulino-resistenza, farmaci diabetogeni e nel cane il diestro.
L’EOG (esame obiettivo generale) nei diabetici può essere relativamente normale o rilevare disidratazione, perdita di peso, pelo opaco, cataratta o dolore addominale se è presente pancreatite. A volte si può rilevare un alito dolciastro nei soggetti in ketoacidosi.
Alcuni gatti con iper glicemia da lungo tempo possono avere un atteggiamento plantigrado secondario alla neuropatia periferica.
A questo punto si procederà con l’esecuzione degli esami del sangue. 
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello    
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venerdì 5 settembre 2014

Il Dolore Cronico

Nell’ultimo articolo sulla terapia del dolore sono state analizzate quelle che sono le conseguenze del dolore acuto qualora non venga correttamente trattato. Analizziamo ora le conseguenze di uno stimolo algido cronico.
Oltre alle conseguenze più o meno immediate che fanno seguito a dolore acuto, non bisogna dimenticare che un dolore severo non trattato rappresenta l’anticamera per lo sviluppo di dolore neuropatico. Tale dolore non ha più una correlazione spaziotemporale con l’insulto che lo ha provocato, essendo l’espressione di un processo sensoriale anomalo e risultando in un dolore cronico. Esso è dovuto all’instaurarsi di cambiamenti biochimici e morfologici nell’ambito del sistema nervoso centrale, che implicano che il sistema si attivi anche in assenza di un danno reale. Vengono perse quelle caratteristiche di transitorietà e autolimitazione che normalmente caratterizzano il dolore acuto.
In altre parole, un insulto algico di una certa entità e/o persistenza comporta l’instaurarsi di variazioni a lungo termine a carico del sistema nervoso centrale e periferico, che si rendono responsabili di una risposta esagerata dell’organismo nei confronti di ulteriori stimoli o anche in assenza di stimolazione. Queste modificazioni sanciscono il passaggio del dolore da adattativo (cioè con finalità protettive nei confronti dell’organismo) a maladattativo (cioè privo di qualsiasi funzione biologica, debilitante e responsabile di un peggioramento nella qualità della vita dei pazienti).
Il dolore cronico può essere difficile da diagnosticare, solitamente non risponde alle terapie con i più comuni farmaci antalgici e necessita pertanto di approcci terapeutici più complessi e mirati.
Ecco perché trattare il dolore sul nascere diventa così importante: oltre ad evitare il coinvolgimento di organi e apparati con esiti deleteri per l’animale, si evita anche l’innescarsi di tutte quelle modificazioni che, qualora arrivino a provocare cambiamenti strutturali del sistema nervoso, si rendono causa del dolore neuropatico, un dolore con tendenza a cronicizzare e pertanto più difficile da gestire.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria  Borgarello
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